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ANCHE IL BIOGRAFO DI RATZINGER CEDE A QUALCHE STEREOTIPO. GARZANTI PUBBLICA IN ITALIANO ULTIMA FATICA DI SEEWALD

Chiunque sia interessato alla storia contemporanea può guardare con interesse alla biografia di Benedetto XVI scritta da Peter Seewald, giornalista  tedesco che nel corso di decenni ci ha regalato alcune lunghe interviste a Joseph Ratzinger, in particolare, “Luce del mondo”  al teologo divenuto papa, e “Ultime conversazioni” al pontefice diventato emerito. “Benedetto XVI, una vita”, versione italiana recentemente pubblicata da Garzanti,  si snoda per 1296 pagine, comprese note e indici. Il lettore non deve aspettarsi rivelazioni certificate da Ratzinger-Benedetto circa la propria vita, o il pontificato o la clamorosa rinuncia dell’11 febbraio 2013. A Seewald Ratzinger ha già detto tutto nelle interviste citate e, dispiaciuto per le distorsioni di suoi interventi da emerito – tutte giocate per contrapporlo a papa Bergoglio – rifiuta di rispondere a domande che riguardino le questioni oggi più dibattute a livello ecclesiale. La biografia si conclude così con alcune domande a Benedetto, che conferma i sentimenti di amicizia per papa Francesco e dice alcune cose interessanti sulla propria scelta di abitare da emerito all’interno delle mura vaticane. Il libro viene presentato come “il ritratto intimo e gli insegnamenti spirituali del papa emerito” e come “biografia definitiva”. La parte  meno riuscita dell’opera  è quella dedicata al pontificato e alla rinuncia: sono pagine che risentono del tono di difesa, di risposta alle “accuse” e agli “attacchi” subiti da papa Ratzinger. E dedicano poca attenzione ad alcuni  temi importanti del pontificato, tra i quali la lettera di Benedetto XVI alla Cina, i suoi legami di amicizia e stima con il mondo ebraico, il carattere profetico della “Caritas in veritate” rispetto alla crisi finanziaria e la modello economico dominante. Decisamente più riuscito  il racconto dell’infanzia, della giovinezza, della docenza e degli studi, dell’episcopato, dell’arrivo a Roma e del rapporto con Giovanni Paolo II. Se alcune digressioni filosofiche o storiche (in particolare la descrizione delle sessioni del Concilio Vaticano II) appaiono poco fluide e non precisissime, le pagine dedicate agli anni del nazismo sono molto belle; non aggiungono niente a quanto Ratzinger ha raccontato nella propria autobiografia, “La mia vita”, ma approfondiscono il contesto sociale e intellettuale  in cui si svolse la vita del futuro papa. Il libro di Seewald è inoltre molto utile nel disegnare il legame ratzingeriano con la Germania e il proprio popolo.  L’autore conosce bene Ratzinger grazie a un rapporto di decenni e alle belle interviste che ha ottenuto ma, come indicano  le note, ha basato la ricostruzione degli anni del pontificato soprattutto su fonti giornalistiche, anche in Germania poco inclini a interpellare direttamente i protagonisti, descrivere i contenuti, confrontarsi  con i testi papali, seguire l’evoluzione di scelte e decisioni. Il racconto viene così costruito entro una cornice di polemiche e inciampi, il tono diventa apologetico e in alcuni passaggi, – tra cui quelli dedicati ad Hans Kung – assume toni di risentimento, toni che invece sono sempre stati estranei al sentire e all’agire del grandissimo teologo tedesco.  I limiti di questa opera pur intelligente e documentata mettono in luce una condizione della informazione evidente durante il pontificato di Benedetto XVI e proseguita fino ad oggi, una condizione che coinvolge non solo la informazione religiosa ma certo la comprende, e della quale patisce anche il pontificato di Francesco: espulsione dalla cronaca dell’esame di fatti e documenti, attenzione quasi esclusiva per polemiche e sensazionalismo, mondo diviso in apologeti a priori e denigratori a priori, rinuncia a dar conto della complessità del reale; analisi ispirate a queste cronache e, peggio ancora, studi storici condizionati da questa impostazione.

 

 

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© 2019 Giovanna Chirri

© 2020 Giovanna Chirri