Premi "Invio" per saltare al contenuto

“I COCCODRILLI DI RATZINGER” RECENSITO DA IACOPO SCARAMUZZI

Alcuni giorni fa è stata pubblicata su Askanews la prima recensione al mio e-book “I coccodrilli di Ratzinger”. La firma Iacopo Scaramuzzi, che ringrazio per la lettura attenta, per la professionalità e per la simpatia umana.

Ecco il testo di Iacopo Scaramuzzi, intitolato

“Vademecum della vaticanista “demodé” per sopravvivere ai new media”

 

 

Roma, 29 lug. (askanews) – La lunga esperienza in redazione e, in particolare, i molti anni trascorsi a coprire l’attualità vaticana, hanno spinto la giornalista Giovanna Chirri, nota al di fuori del perimetro degli specialisti per aver dato la notizia della rinuncia di Benedetto XVI, ad affidare ad un ebook il bilancio non tanto della propria carriera quanto dell’evoluzione del giornalismo.

E così di pagina in pagina “I coccodrilli di Ratzinger”, questo il titolo dell’opera, più che un memoriale, una raccolta di aneddoti o un retroscena del vaticanismo si configura come un’analisi, non di rado amara, di come e quanto è cambiato il mestiere del cronista nel giro di pochi decenni.

Giovanna Chirri per lunghi anni è stata vaticanista dell’Ansa ma nel corso del tempo è stata incaricata per la stessa agenzia di seguire altri settori, quali il Quirinale, e racconta anche dei suoi primi passi da stagista o da collaboratrice con altri quotidiani (Repubblica, il Messaggero). I capitoli del libro, brevi e agili, raccontano di viaggi dei Papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) e di vacanze di presidenti (Francesco Cossiga), di vita da sala stampa e reportage in giro per Roma consumando le scarpe. Ma il filo rosso, oltre al rammarico personale per le dinamiche redazionali, è quello che l’autrice considera un evidente decadimento del giornalismo.

Orgogliosamente “demodé”, tanto da avere da poco aperto il blog “Vaticanista sul filo” che traduce in italiano l’imperante “on line”, Giovanna Chirri ha iniziato la sua professione all’epoca dei fax, delle forbici per ritagliare gli articoli e del piombo in tipografia. La nostalgia di un giornalismo più artigianale, che rispetta rigorosamente regole fondamentali (le cinque W, l’embargo, l’incrocio delle fonti), però, non è fine a se stessa ma diventa critica abrasiva di costumi ormai invalsi. Per fare qualche esempio, “le cronache di qualche anno fa avevano più spessore, più ‘ciccia’ si direbbe a Roma, regalavano al lettore un racconto che non era affatto letteratura, – dall’imitare la quale, peraltro, venivamo messi in guardia in tutte le scuole di giornalismo che ho frequentato – ma cronaca precisa, documentata, attenta ai particolari e alle situazioni concrete. Da un po’ di tempo anche la cronaca ha perso molto valore, imbrigliata nel modello ‘commento’, ‘contrapposizione di commenti’, contaminata dai vizi del giornalismo sportivo”. E ancora: “Il ‘copia e incolla’ – contrapponi – prendi due commenti a casaccio – raccogli una dichiarazione di chicchessia-va bene anche un tuttologo che spiega qualsiasi argomento e non ne conosce nessuno – non importa se è una bufala (termine che Chirri preferisce a fake news, ndr.), è scritta su un giornale che vende centinaia di migliaia di copie, etc’ – tutte queste e molte altre nefandezze quotidiane del nostro giornalismo hanno annientato e snaturato la cronaca, ma su queste sedicenti cronache si basano anche gli approfondimenti e gli editoriali”. Altro tema: “Sono notoriamente arcaica, ma trovo assurdo che nella impaginazione dei siti, una notizia non possa stare in evidenza per troppo tempo, perché bisogna ‘aggiornare la pagina’, altrimenti ‘è statica e sempre uguale’. Così si considera del tutto naturale che la morte di un personaggio noto e importante, o l’uccisione di centinaia di bambini in Siria, o qualsiasi altra notizia da apertura, dopo qualche minuto in alto, finisca di taglio basso e poi sia ridotta a un titolo, in nome del ‘dio aggiornamento'”. Ultimo esempio, tra molti che se ne potrebbero fare: “Penso che l’antidoto al cinismo sia non usare mai, mai e poi mai, il dolore dell’altro per fare uno scoop, o fare del sensazionalismo, o trarne vantaggio personale”.

La giornalista che ha saputo fare della conoscenza del latino un asso nella manica di rilevanza mondiale (Joseph ratzinger pronunciò in latino la sua rinuncia), dedica il suo ebook ad un altro vaticanista scomparso diversi anni fa, Maurizio Di Giacomo. “Senza questa dedica”, scrive Carlo Di Cicco, anch’egli noto vaticanista dell’agenzia Asca e poi vicedirettore dell’Osservatore Romano, “forse non avrei accettato di scrivere la prefazione di questo piacevolissimo racconto dietro le quinte della vita ordinaria di un giornalista professionista che, nel momento di massimo successo, deve misurarsi con la massima delusione professionale perché una cacciatrice di notizie del suo livello non è funzionale a giochi di potere che aggravano le crisi dell’editoria anziché risolverle. Già per questa forza di verità che solo una donna non intrigante può avere possiamo leggere un libro pericoloso che mette le dita con naturalezza dentro le ferite che aggravano la malattia di un malato già grave come il giornalismo nel tempo della globalizzazione”.

 

 

 

Condividi

© 2019 Giovanna Chirri

© 2020 Giovanna Chirri