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IORESTOACASA, E ALLE 7 MI COLLEGO CON IL PAPA A SANTA MARTA

Chissà se la l’idea di rendere pubblica attraverso i media la messa che celebra ogni mattina nella sua casa, la residenza Santa Marta, è venuta al papa in persona che si sente “ingabbiato” nei riti e incontri senza presenza di popolo. Ma, chiunque l’abbia pensata,  è certo che questa iniziativa ha reso evidente il ruolo spirituale di un pontefice del quale spesso non si riconosce la forza della predicazione. Papa Francesco invece con queste celebrazioni è oggi vicinissimo al cuore, alle paure e alle speranze dei popoli minacciati dalla pandemia, come già in altre occasioni è stato vicino al sentire e alla vita di tanti cristiani, e non solo.
Le messe a Santa Marta, tramesse dai media vaticani in diretta e in streeming, e dalla tv della Conferenza episcopale italiana Tv2000, hanno raggiunto, non solo in Italia, ascolti molto elevati – e in un orario difficile come quello delle 7 del mattino. Papa Francesco nelle celebrazioni di questi giorni ha mostrato di seguire con attenzione i drammi indotti dal Coronavirus, e ha pregato per le persone malate e per le loro famiglie, per quanti sono morti soli e senza un funerale, per i medici e il personale sanitario, per i genitori che devono insegnare ai figli ad affrontare la reclusione, per i problemi delle famiglie chiuse in casa, per chi rischia la vita per curare i malati, per i volontari che continuano a operare in questi giorni, per i governanti e le autorità chiamati a scelte difficili per il bene di tutti, per le suore del dispensario che si espongono quotidianamente. Nelle messe ha inoltre introdotto alcuni minuti per favorire la “comunione spirituale” e alcuni di adorazione, per sostenere i credenti nel periodo di privazione dei sacramenti. Così sempre più persone hanno cominciato a partecipare a questo quotidiano incontro virtuale con il papa, che riannoda i fili delle comunità in quarantena e crea unità a distanza.
Papa Bergoglio era intanto andato a pregare sia in Santa Maria Maggiore davanti alla icona di Maria “Salus populi romani”, sia in San Marcello al Corso, davanti al crocifisso portato in processione dai romani durante la epidemia di peste del 1522. Nel frattempo l’elemosiniere padre Konrad ha continuato ad occuparsi del soccorso ai più poveri; l’Apsa ha informato i propri inquilini della disponibilità a riconsiderare per questo periodo di difficoltà economiche i canoni per i locali commerciali; la Penitenzieria apostolica ha pubblicato chiarimenti circa la Confessione ai malati e al personale sanitario, con anche la possibilità delle assoluzioni collettive. Papa e Santa Sede, – come del resto le Chiese locali e la Chiesa italiana in testa, con parrocchie e associazioni di volontariato – hanno messo in atto quanto è possibile per affrontare i problemi concreti posti dalla pandemia che ha stravolto la vita quotidiana e i programmi di tutti. Anche quelli del pontefice, che ha dovuto spostare all’autunno due grandi appuntamenti ecclesiali – sulla educazione e sulla economia – e rimandare a data da destinarsi il viaggio a Malta del 31 maggio, mentre la Chiesa mondiale si trova a vivere forse la più difficile Settimana Santa dei tempi moderni. Con il “Padre Nostro” recitato oggi a mezzogiorno, – idealmente insieme a tutti i cristiani delle diverse tradizioni, – papa Francesco ha infine rafforzato i legami tra i cristiani in un momento davvero difficile.
Tanti quindi i gesti del pontefice per aiutare ed essere il più possibile vicino a tutti gli uomini durante la pandemia. Per questo essere svegli per la messa a Santa Marta alle 7 del mattino è un conforto  per tanti, per i quali è diventato la migliore “apertura” per il “iorestoacasa” obbligatorio per tutti.

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© 2019 Giovanna Chirri

© 2020 Giovanna Chirri