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LIBRI E CORONAVIRUS. TITOLI, BUONI PROPOSITI, E BUONA GIORNATA DEL LIBRO

Carissima,
mi chiedi cosa sto leggendo durante la clausura indotta dalla pandemia, così, – che bello, – mi inviti ancora una volta a parlare di libri.
Devo premettere che chiusi in casa non abbiamo poi molto tempo in più per leggere: c’è il telelavoro; dove si impiegavano venti minuti per fare la spesa oggi non bastano due ore; mangiamo di più a casa, quindi cuciniamo e rigoverniamo di più; le disinfezioni prima e dopo le uscite impegnano tutti, e angosciano non solo chi abbia familiari fragili.
E’ però vero che si può destinare alla lettura il tempo prima dedicato a passeggiate e svaghi sociali, e godersi più spesso del solito il lusso di non spegnere la luce fino alle ore piccole, se non vogliamo staccarci dalle pagine che ci stanno appassionando: stare in casa per chi vive in una metropoli significa risparmiare ore di spostamenti, e magari potersi svegliare un po’ più tardi al mattino.
Questa lunga premessa per dire che alla fine non è che abbia letto così tanto in queste settimane di segregazione, e che comunque ho letto o riletto ciò che già avevo in casa, e rimandato gli acquisti sia in libreria che on line:  è prevalso il timore, tanto che ho messo in quarantena i pacchi dei croccantini per Ares. A fine febbraio avevo preso in mano e poi lasciato per qualche giorno “Lettere da Babilonia” di Salvatore Mazza, perché andava letto tutto d’un fiato. Appena in clausura l’ho ripreso e finito in tre giorni; è così ben scritto e interessante che mi è venuta voglia di rileggere la prima puntata della storia, che Salvatore ha pubblicato nel 2011 con il titolo di “Shadow”. Non l’ho ritrovata e ho formulato il proponimento di rimettere in ordine alfabetico almeno i romanzi, perché mentre nella casa vecchia trovavo un libro appena servisse, dal trasloco del 2006 non trovo mai niente, smonto e rimonto scaffali e a volte ho ricomprato libri che sapevo di avere, magari per poi ritrovare il vecchio poco dopo aver comprato il nuovo. Dunque dal primo libro letto in clausura nasce il proponimento della messa in ordine alfabetico: sarebbe una impresa epica, non so se resterà soltanto un buon proposito irrealizzato. Insieme a “Lettera da Babilonia” ho letto un libriccino che don Giuseppe Costa, con la consueta arguzia, ha dedicato a vizi e virtù della “Editoria religiosa”.
Prima che ci chiudessero in casa avevo letto alcune recensioni sul libro che Giovanni Grasso ha dedicato a Piersanti Mattarella “Da solo contro la mafia”, e in una delle due puntate settimanali in edicola, coincidente con i giorni dedicati alla spesa, l’ho visto in esposizione. Era l’ultima copia, con la copertina un po’ rovinata, così l’edicolante mi ha fatto anche un piccolo sconto. E’ molto interessante e si legge in un fiato, mi ha lasciato anche qualche domanda, in particolare sulla credibilità dei pentiti di mafia o di terrorismo. L’autore è finito dopo pochi giorni nelle cronache, per quel “Giovanni neppure io vado dal barbiere” rivoltogli dal presidente Sergio Mattarella nel  “fuori onda” del discorso presidenziale finito per errore in pasto alle redazioni.
Avevo intanto organizzato una piccola incursione sul tema peste e pestilenze: ho riletto le pagine di Tucidide sulla peste ateniese, l’introduzione al “Decamerone” di Boccaccio sulla peste fiorentina nel Trecento, e i capitoli dei “Promessi Sposi” sulla peste milanese. In tutti e tre i casi ho pensato che noi cronisti contemporanei avremmo qualcosa da imparare da quelle narrazioni. Non ho voluto rileggere “L’amore al tempo del colera” di Garcia Marquez, perché non ho il ricordo di una descrizione molto accentuata delle conseguenze sociali della malattia, e non ho potuto rileggere le pagine sulla epidemia del “De rerum natura” perché non le ho trovate né in Rete né a casa. Né ho potuto rileggere “La Peste” di Camus perché era rimasto a casa di mamma, e non so che fine abbia poi fatto.
Tra una cronaca di pestilenza e l’altra, ho letto due polizieschi: “Cinque indagini romane per Rocco Schiavone”, che mi ha regalato Attilio e “ Il dio del male” di Biagio Proietti, ultima avventura del commissario Daniela Brondi. Tra un vicequestore e una commissario sono tornata a “Ossi di seppia” di Montale una piccola, brevissima incursione in poesia nata per caso: con il coronavirus la tivù del pomeriggio pullula di interessanti programmi culturali e scolastici, nella stessa ora in cui se si stira si patisce meno il freddo, e stirare sentendo parlare di poeti e scrittore è un vero lusso. (A proposito, ieri ho visto, – e non stavo neppure stirando – una splendida trasmissione in cui Gianni Vattimo ha raccontato Heidegger, ma non saltano fuori dalle librerie né “Essere e tempo”, né “Sentieri interrotti”, e comunque al momento non ho voglia di rileggerli, chissà, forse d’estate?).
Pochi giorni dopo, avevo appena letto le prime pagine di “Piccolo mondo antico”, ho seguito una puntata di RaiStoria sui “Viceré” di De Roberto; che non avevo mai letto e pensavo non avessimo in casa. Invece Mimmo ha tirato fuori la copia che aveva comprato un po’ di tempo fa, ho abbandonato per il momento “Piccolo mondo antico” per passare ai “Viceré”: una rivelazione. A scuola ce lo hanno spacciato per un minore per cui la mole del testo lasciava pensare a una pizza terribile, mentre non è affatto noioso, è scritto benissimo, ed è avvincente, devi solo, all’inizio, memorizzare nomi e ruoli dei tanti personaggi per poter seguire l’intreccio senza intoppi. E vi si parla anche di colera.
Avrei dovuto a questo punto riprendere in mano “Piccolo mondo antico”, ma ho ceduto al desiderio che avevo da tempo di rileggere i “Promessi Sposi”, e così ho fatto. Non ti dico altro, perché sarebbe troppo lungo, se vuoi ti racconto un’altra volta, pensa che ho fatto le ore piccole per finire gli ultimi tre capitoli, manco il finale fosse a sorpresa. Sono dunque pronta per ricominciare con Fogazzaro, ma c’è un “ma”. In una lista di classici da non perdere fatta dal Tg2, Tommaso Ricci ha elencato i “Miserabili” di Victor Hugo, che lessi un giugno di tanti anni fa, mangiando ciliegie sul balcone della casa di mamma. Ho ancora quella stessa copia, e so in che scaffale si trova, devo quindi decidere se fare una ulteriore deviazione prima di riapprodare a Fogazzaro.
In questo tempo di crisi non ho letto saggi, e per gli approfondimenti mi sono limitata a vari articoli di “Civiltà cattolica”. Come hai visto ho letto molti italiani, ma non è stata una scelta autarchica, solo un caso.
Diversamente dalle nostre chiacchierate, in cui si parla di libri che abbiamo letto entrambe, c’è qui soltanto la mia esperienza, e non ci sono troppi dettagli sulle letture fatte, che comunque ti consiglio tutte. C’è un po’ di segregazione e coronavirus, sicché ancora una volta con i libri ti ho raccontato me stessa. Se ne hai voglia fallo anche tu.
Un abbraccio, e buona Giornata del libro.

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© 2019 Giovanna Chirri

© 2020 Giovanna Chirri